domenica 26 luglio 2009

Nei castelli dei Templari di Giuseppe Cafulli














Rovine di imponenti castelli arroccati a difesa delle vie di transito, fortezze arcigne che hanno mantenuto intatto nel tempo il loro fascino e non smettono di stupire per le ardite soluzioni architettoniche che ne fanno gioielli di ingegneria militare. Il paesaggio del Medio Oriente, ancora oggi, è costellato di fortezze e castelli crociati costruiti nelle varie campagne militari a protezione della costa e dell’interno del Regno Latino di Gerusalemme. Un sistema difensivo che si dispiegava senza soluzione di continuità dalla Cilicia alla Siria, dal Libano alla Palestina, fino a penetrare nel cuore del deserto della Transgiordania solcato dalle vie carovaniere, e raggiungere il Mar Rosso. Oltre a strutture fortificate, pronte ad accogliere i pellegrini in viaggio verso i luoghi santi, i castelli crociati erano anche centri amministrativi, incaricati di riscuotere le tasse e di esigere le gabelle di transito per le merci che si spostavano sulle rotte commerciali del tempo. Così se Chateaux Pelerin, costruito dai cavalieri templari su uno sperone di roccia ad Atlit, tradisce nel nome la sua principale vocazione, il castello di Banias, che sorge sulle pendici meridionali del Monte Ermon, proteggeva la via verso Damasco. Il castello di Chastellet, eretto sempre dai templari, si ergeva a difesa di un guado sul Giordano. Belvoir dominava la valle del Giordano a sud del lago di Tiberiade. Nell’attuale Siria, nelle verdi vallate che degradano verso il Mediterraneo, ancora oggi si possono ammirare il Krac des Chevaliers e Margat. In territorio transgiordano (nell’attuale Giordania), per controllare la strada di pellegrinaggio che scendeva fino alla Mecca e l’antica Strada dei Re (che partendo da Eliopoli, in Egitto, arrivava fino all’Eufrate), sorsero il Krac de Mohab (Kerak) e il Krak de Montréal, in seguito più noto come castello di Shawbak. Da alcuni anni proprio quest’ultima fortezza è oggetto di una campagna di scavo e di studi affidata all’équipe archeologica dell’Università di Firenze, guidata dal professor Guido Vannini. E proprio a Firenze, nella Limonaia del Giardino di Boboli, a Palazzo Pitti, si apre il 13 luglio una grande mostra: una rilettura senza pregiudizi e ideologie della presenza crociata in Medio Oriente, un’analisi storica e archeologica della Transgiordania medioevale come terra di confini, ma anche d’incontro tra Oriente ed Occidente. L’esposizione, visitabile fino all’11 ottobre prossimo, è promossa dal Polo museale e dall’Università di Firenze, ed è patrocinata dal Dipartimento delle antichità del governo giordano.La mostra di Firenze si propone di rileggere, attraverso l’esplorazione archeologica della magnifica fortezza di Shawbak, le vicende della frontiera crociato­musulmana di Terra Santa, ma anche di portare alla conoscenza del grande pubblico molti particolari inediti e curiosi della vita dei castelli crociati di Terra Santa. Oltre a numerosi e preziosi reperti (alcuni dei quali provenienti anche dalla vicina Petra), gli studiosi hanno portato alla luce resti faunistici che ci aiutano a capire lo stile di vita e perfino la dieta dei cavalieri di Montréal.

fonte www.avvenire.it

Nessun commento: