venerdì 18 settembre 2009

Guy Patton e Robin Mackness "L’enigma dei templari, il mistero di Rennes-le-Château e il potere delle società segrete" (Newton Compton).

La storia come noi la conosciamo, quella che si studia sui libri di scuola, non rivela che solo una parte infinitesimale della verità o delle verità che si annidano nei coni d’ombra di vicende a volte poco chiare a volte misteriose, e che il più delle volte si rivelano sconcertanti. Prendiamo ad esempio la storia di Otto Rahn, che negli anni Trenta ripropose il mito del Graal, per lui una vera e propria ossessione. E non solo per lui ... Lo fu anche per la “Forschungsgemeinschaft Deutsches Ahnenerbe”, meglio conosciuta semplicemente come Ahnenerbe, la società fondata da Heinrich Himmler, Hermann Wirth, e Walter Darré che aveva lo scopo specifico di compiere ricerche nel campo della storia antica, studiando i fatti da un punto di vista scientifico, in maniera oggettiva e senza falsificazioni; il più delle volte ricorrendo anche a fonti legate in maniera assoluta alle antiche discipline magiche ed esoteriche. Alcuni dei suoi principali obiettivi erano la ricerca per l’appunto del Graal e della Lancia di Longino per il dominio della razza ariana sul mondo. Altro mistero che riposa sotto le ceneri di segreti ancora tutti da svelare è quello di Rennes-le-Château e la storia di Berenger Saunier, un povero curato di campagna che aveva insolite frequentazioni con alti esponenti del clero e della cultura francesi di fine ottocento, conoscitore di tradizioni massoniche ed esoteriche, possessore di un patrimonio economico stratosferico, che divenne detentore di un messaggio occulto legato al ritrovamento di una serie di pergamene all’interno di una trave della chiesa di quel luogo dove svolgeva le sue funzioni religiose e che ristrutturò senza badare a spese in pompa magna, il cui contenuto riguardava Templari, la discendenza di Gesù Cristo, il Graal,i Rosacroce, e ancora storie che vedevano direttamente coinvolte le dinastie dei Catari, Visigoti, e Merovingi e il tesoro del Tempio di Salomone. E ancora “I protocolli degli anziani di Sion” sono realmente un falso, o in qualche modo è stato diffuso intenzionalmente un documento poco attendibile e credibile, per far invece circolare un documento programmatico puntuale e rigoroso a livello sotterraneo, utile a tutte le società segrete, massoniche ed esoteriche per dirigere a proprio piacimento le sorti del mondo? Questo e molto di più lo si può trovare nello sconvolgente lavoro di Guy Patton e Robin Mackness dal titolo "L’enigma dei templari, il mistero di Rennes-le-Château e il potere delle società segrete" per i tipi di Newton Compton, i quali legano vicende apparentemente lontane nel tempo e nei contenuti come il sacco di Gerusalemme compiuto dai Romani nel 70 d.C., l’improvvisa ricchezza di un prete a Rennes-le-Château nell’Ottocento, le SS di Hitler, l’arresto di un uomo d’affari inglese negli anni Ottanta vicino Lione e il corpo di un banchiere italiano impiccato sotto il Blackfriars Bridge, forse (lo dicono alcune leggende metropolitane) in qualche modo legato ai livelli oscuri dell’Opus Dei. Secondo i due studiosi la leggenda vuole che il favoloso tesoro degli Ebrei (quello del tempio di Salomone)fosse portato nel Sud della Francia, dopo il sacco di Roma compiuto dai Visigoti. Gli autori ipotizzano che le “società segrete” del Medioevo e del Rinascimento, Templari e affini, siano state create per proteggere – o forse per acquisire – questa ricchezza nascosta. E dimostrano come nel corso dei secoli tale tesoro abbia continuato a essere uno strumento indispensabile per chi desiderava raggiungere il potere. Un esempio? Robin Mackness, uno degli autori, viene accusato di trasportare illegalmente oro in Svizzera, perché sospettato di un complotto finanziario di rilievo internazionale. Cosa ancora più sorprendente, rivela la campagna di “insabbiamento” organizzata da coloro che si considerano gli attuali “custodi” del tesoro: il misterioso Priorato di Sion che si trova al centro del classico Il Santo Graal. Dall’analisi di Patton e Mackness si evince, come forze associate a questo antico tesoro possano aver manipolato eventi come la fondazione dello Stato d’Israele o l’elezione di François Mitterrand. Un libro rigoroso per le innumerevoli fonti bibliografiche che costituiscono la fitta trama di riferimenti tutti puntualmente citati, che vale la pena di leggere con attenzione e riflettere su chi o cosa oggi possa considerarsi il "re del mondo".

di Stefano Donno

giovedì 20 agosto 2009

I Templari custodirono la sacra sindone
















Roma - I Templari, l'ordine religioso-militare piu' potente del Medioevo, probabilmente per un certo periodo custodirono la Sindone oggi conservata a Torino. Dopo l'importante libro di Barbara Frale, 'I Templari e la Sindone di Cristo' (Il Mulino), il nuovo numero della rivista 'Storia in Rete' (luglio-agosto) diretta da Fabio Andriola si occupa di come e' arrivata la Sindone in Europa e soprattutto del ruolo giocato dai Cavalieri del Tempio in questa vicenda. Lo fa tenendo conto del legame fra il 'Demone Barbuto' chiamato Baphometto, l'effigie che in segreto i templari avrebbero venerato, e il Sacro Lino che pochi anni dopo il loro rogo comparve a Lirey. Un articolo a firma di Massimo Centini, 'I Templari distrutti per la Sindone', dalle pagine della rivista spiega infatti che i Templari forse veneravano in segreto il Mandylion di Edessa, che dopo il 1300 sara' chiamato 'Sindone'.
Nella primavera 2010 sara' nuovamente possibile vederla dal vivo. Ma per secoli il 'Sacro lino' non era accessibile che a pochissime persone. La Sindone, spiega 'Storia in Rete' e' storicamente 'monitorabile' a Lirey in Francia a partire dal 1353-'56: in quel breve periodo sappiamo che la reliquia era di proprieta' della famiglia francese de Charny; fu un membro di questa nobile famiglia, Margherita de Charny, che la cedette ai Savoia. Prima di allora abbiamo tutta una serie di tracce ed indizi che collocano la Sindone in varie localita' tra loro prive di apparenti legami. Un cavaliere crociato, Robert de Clary, presente alla presa di Costantinopoli, nel 1204, scrisse nelle sue memorie ('Prologues de Costantinoble') di aver visto la Sindone nella chiesa di Santa Maria di Blacherne. Dopo il sacco di Costantinopoli non si ebbe piu' alcuna notizia della Sindone in quella citta'.

E' stato ipotizzato che a portare la Sindone in Europa abbiano contribuito i Cavalieri Templari: infatti e' tesi abbastanza diffusa, anche se non confermabile, che insieme al gran maestro templare Jacques de Molay, nel 1314 a Parigi fu bruciato anche Goffredo di Charny (Charnay), governatore di Normandia. Forse un antenato della famiglia di Lirey che possedeva la Sindone. Altra famiglia con presunti esponenti Templari era quella dei de La Roche: si dice che uno di essi, Ottone de La Roche, avrebbe prelevato la Sindone a Costantinopoli per inviarla in Europa.

Vi e' chi sostiene un legame di parentela tra Goffredo di Charny templare, arso nel 1314 a Parigi, e la famiglia omonima che risultera' essere in possesso della Sindone a Lirey. L'aspetto piu' singolare della questione e' relativo al presunto idolo barbuto, che si diceva fosse adorato dai Templari con devozione feticistica. Quest'idolo era conosciuto come Baphometto', ma non abbiamo fonti certe sul suo aspetto effettivo. Da un punto di vista etimologico e' stato interpretato come una corruzione di Maometto, ma si tratta comunque di illazioni non supportate da un fondamento storico. Ebbene, si suggerisce la possibilita' che il mitico Baphometto in realta' fosse un'effigie di Cristo, probabilmente il Mandylion, ovvero la Sindone ripiegata.

fonte www.adnkronos.com

giovedì 6 agosto 2009

Archivio segreto vaticano. Un documento sui templari. Su suggerimento del confratello Adriano Zenobini




Per Top Secret rete4 Barbara Benedettelli entra nell'archivio segreto vaticano e intervista la storica Barbara Frale che mostra alle telecamere un documento inedito sui Templari. La pergamena di Chinon

fonte www.youtube.com

domenica 26 luglio 2009

Nei castelli dei Templari di Giuseppe Cafulli














Rovine di imponenti castelli arroccati a difesa delle vie di transito, fortezze arcigne che hanno mantenuto intatto nel tempo il loro fascino e non smettono di stupire per le ardite soluzioni architettoniche che ne fanno gioielli di ingegneria militare. Il paesaggio del Medio Oriente, ancora oggi, è costellato di fortezze e castelli crociati costruiti nelle varie campagne militari a protezione della costa e dell’interno del Regno Latino di Gerusalemme. Un sistema difensivo che si dispiegava senza soluzione di continuità dalla Cilicia alla Siria, dal Libano alla Palestina, fino a penetrare nel cuore del deserto della Transgiordania solcato dalle vie carovaniere, e raggiungere il Mar Rosso. Oltre a strutture fortificate, pronte ad accogliere i pellegrini in viaggio verso i luoghi santi, i castelli crociati erano anche centri amministrativi, incaricati di riscuotere le tasse e di esigere le gabelle di transito per le merci che si spostavano sulle rotte commerciali del tempo. Così se Chateaux Pelerin, costruito dai cavalieri templari su uno sperone di roccia ad Atlit, tradisce nel nome la sua principale vocazione, il castello di Banias, che sorge sulle pendici meridionali del Monte Ermon, proteggeva la via verso Damasco. Il castello di Chastellet, eretto sempre dai templari, si ergeva a difesa di un guado sul Giordano. Belvoir dominava la valle del Giordano a sud del lago di Tiberiade. Nell’attuale Siria, nelle verdi vallate che degradano verso il Mediterraneo, ancora oggi si possono ammirare il Krac des Chevaliers e Margat. In territorio transgiordano (nell’attuale Giordania), per controllare la strada di pellegrinaggio che scendeva fino alla Mecca e l’antica Strada dei Re (che partendo da Eliopoli, in Egitto, arrivava fino all’Eufrate), sorsero il Krac de Mohab (Kerak) e il Krak de Montréal, in seguito più noto come castello di Shawbak. Da alcuni anni proprio quest’ultima fortezza è oggetto di una campagna di scavo e di studi affidata all’équipe archeologica dell’Università di Firenze, guidata dal professor Guido Vannini. E proprio a Firenze, nella Limonaia del Giardino di Boboli, a Palazzo Pitti, si apre il 13 luglio una grande mostra: una rilettura senza pregiudizi e ideologie della presenza crociata in Medio Oriente, un’analisi storica e archeologica della Transgiordania medioevale come terra di confini, ma anche d’incontro tra Oriente ed Occidente. L’esposizione, visitabile fino all’11 ottobre prossimo, è promossa dal Polo museale e dall’Università di Firenze, ed è patrocinata dal Dipartimento delle antichità del governo giordano.La mostra di Firenze si propone di rileggere, attraverso l’esplorazione archeologica della magnifica fortezza di Shawbak, le vicende della frontiera crociato­musulmana di Terra Santa, ma anche di portare alla conoscenza del grande pubblico molti particolari inediti e curiosi della vita dei castelli crociati di Terra Santa. Oltre a numerosi e preziosi reperti (alcuni dei quali provenienti anche dalla vicina Petra), gli studiosi hanno portato alla luce resti faunistici che ci aiutano a capire lo stile di vita e perfino la dieta dei cavalieri di Montréal.

fonte www.avvenire.it

lunedì 1 giugno 2009

Luigi Manglaviti Dossier Templari e Graal (Rainkids)

Luigi Manglaviti
Dossier Templari e Graal (Rainkids)


Dalla Storia al Mito. E viceversa.

Le due vicende più celebri del Medioevo in uno studio a tutto tondo che sfata i luoghi comuni e le teorie della cospirazione.
A 7 secoli dallo scioglimento coatto dell'ordine monastico-militare e ad 8 dalla redazione dell'invenzione letteraria, entrambi non smettono di ammaliare le menti della civiltà occidentale: questo libro fa piazza pulita di tutte le frottole e vi racconta una volta per tutte come stanno realmente le cose
Saggio

Perché una vicenda per certi versi secondaria — appena 2 secoli, in pieno Medioevo — come quella dell'Ordine dei Poveri Cavalieri di Cristo, cui i testi accademici a tutt'oggi assegnano poco più che qualche cenno svogliato, così incardinata nel momento storico delle Crociate e delle guerre sante, della nascita delle monarchie nazionali e della crisi del papato, non è caduta in un naturale oblio ma continua ad ossessionare molte menti del mondo occidentale, a tal punto dilatandosi nell’immaginario delle civiltà progredite da assumere una molteplicità di varianti, arricchimenti e rivisitazioni che la posizionano allo stesso livello dei grandi temi della mitologia classica — per tacere degli "apparentamenti" con le tematiche medievali per eccellenza quali l'Inquisizione, la Magia, l'Alchimia, il Gotico —?
Lo stesso quesito riguarda il Graal. Se ci si interroga su quale sia il mito che, in Occidente, è più diffuso nello spazio e più resistente nel tempo, pochi dubbi possono sorgere: è il ciclo "arturiano-graaliano". Non c'è nazione in Europa (ma si arriva perfino in Asia) priva di racconti, monumenti, reliquie, edifici e miti medievali (o ancor più antichi) in cui si affacci, in forme varie, questo ciclo di saghe. Se, dunque, un mito ha una diffusione tanto grande, esso deve avere al tempo stesso una profondità ed una possibilità di letture altrettanto notevole — il sommo Dante in proposito parla di polisemia, ossia di molteplicità di possibili interpretazioni, nessuna delle quali incompatibile con le altre, sebbene alla fine la migliore definizione sia forse quella fornita da Piergiorgio Odifreddi: «che cosa sia il Santo Graal si sa, è qualcosa di cui non si sa né cosa sia né se ci sia».
Con l'aiuto degli storici, dei filologi, dei teologi, dei semiologi e perfino degli archeologi — e resistendo alle infinite brume disseminate in materia da Esoterismo e Massoneria —, questo libro scava con testardaggine sia nella Storia che nella Leggenda. Per scoprire che i Templari passarono nei secoli dalla prima alla seconda, mentre il Graal, accompagnato da Re Artù, realizzava un'osmosi esattamente inversa.
Peraltro la ricerca ha prodotto piacevoli "rivelazioni collaterali" (per esempio, il mitico Grifone era il Protoceratopo del Miocene, gli antichi Greci veneravano ossa di mammouth scambiandole per Ciclopi e Giganti, la "spada nella roccia" era appannaggio di Attila ben prima di Re Artù) e scoperte in un certo senso beffarde (la fantasia è stata fin troppo protagonista nelle due vicende, con riflessi addirittura comici come nel caso del «sang real»), le quali rendono il viaggio appassionante e ricco di fascino anche per chi non ha mai prestato attenzione ai temi esoterici — e che dunque della relativa "verità" non sa che farsene.
Le conclusioni confermano che l'unica grande linea di continuità fra le società antiche e quelle moderne è il culto del "verosimile", assai più ricco, divertente e appagante rispetto alla politically correct — ma noiosa! — deferenza per la "verità".

venerdì 24 aprile 2009

I Templari adoravano la Sindone

CITTÀ DEL VATICANO — Ora lo sappiamo: i Templari, in effetti, adoravano un «idolo barbuto». Però non era Bafometto, come volevano gli inquisitori che li processarono per arrivare a sciogliere nel 1314 l'ordine più potente e illustre del medioevo cristiano, il «grande complotto innescato nel 1307 dal re di Francia Filippo IV il Bello». E non era neanche un idolo, in verità, per quanto senza dubbio fosse barbuto: l'oggetto della loro venerazione era la Sindone, il telo di lino che secondo la tradizione avvolse il corpo di Gesù e ne reca impressa l'immagine. Furono i Cavalieri a custodire in gran segreto la Sindone nel secolo e mezzo in cui se ne perdono le tracce, dal saccheggio di Costantinopoli del 1204 alla ricomparsa in Europa a metà del Trecento. Si tratta di argomenti sui quali fioccano le bufale e il 99 per cento di ciò che si racconta, Umberto Eco docet, è «spazzatura».

Ma qui la fonte è più che affidabile: lo scrive l'Osservatore Romano, anticipando alcune pagine de «I templari e la sindone di Cristo», il nuovo libro di Barbara Frale che il Mulino pubblicherà entro l'estate. L'autrice è una giovane e serissima ricercatrice dell'Archivio segreto vaticano che da anni studia e scrive dei Templari. Attingendo ai documenti del processo, cita tra l'altro la testimonianza della «prova d'ingresso», nel 1287, di «un giovane di buona famiglia del meridione francese», Arnaut Sabbatier: «Il precettore condusse il giovane Arnaut in un luogo chiuso, accessibile ai soli frati del Tempio: qui gli mostrò un lungo telo di lino che portava impressa la figura di un uomo e gli impose di adorarlo baciandogli per tre volte i piedi».

Nel 1978 fu lo storico di Oxford Ian Wilson, ricorda la studiosa, il primo a sostenere la tesi che il misterioso «idolo» barbuto dei Templari fosse in realtà il telo rubato dalla cappella degli imperatori bizantini nel 1204, durante la quarta crociata, e che i Cavalieri l'avessero custodito in segreto. Ora Barbara Frale spiega di aver trovato «molti tasselli mancanti» a sostegno della teoria. Fonti inedite che spiegano anche le ragioni dell'adorazione e della segretezza. «I Templari si procurarono la sindone per scongiurare il rischio che il loro ordine subisse la stessa contaminazione ereticale che stava affliggendo gran parte della società cristiana al loro tempo: era il miglior antidoto contro tutte le eresie», scrive. «I catari e gli altri eretici affermavano che Cristo non aveva vero corpo umano né vero sangue, che non aveva mai sofferto la Passione, non era mai morto, non era risorto». Che l'avessero trafugata i Templari o fosse stata comprata, doveva rimanere celata: sui responsabili del saccheggio pendeva la scomunica di Papa Innocenzo III. Ma era una reliquia potente e ne valeva la pena: «L'umanità di Cristo che i catari dicevano immaginaria, si poteva invece vedere, toccare, baciare. Questo è qualcosa che per l'uomo del medioevo non aveva prezzo».

Gian Guido Vecchi
05 aprile 2009

fonte http://www.corriere.it/cronache/09_aprile_05/templari_adoravano_sindone_f7e06916-2192-11de-b3cf-00144f02aabc.shtml

martedì 7 aprile 2009

I Templari di Arcadia in soccorso dei terremotati dell'Aquila



















Per ARCADIA, l’aasociazione culturale d’ispirazione templare nata a Lecce non più di un anno e mezzo fa, non servono raccomandazioni, ma volontà, lealtà e tanto di coraggio. I cavalieri Templari di Arcadia, proprio perché uniformatisi alle direttive del Templarismo Internazionale, non si occupano di tutelare solo ambiti di natura culturale della storia templare o i suoi monumenti, ma anche estendono la loro azione di tutela ai più bisognosi e a chi soffre anche in tragedie come quella di queste ore all’Aquila. Alcuni cavalieri di Arcadia, facenti anche parte della protezione civile, raggiungeranno l’Aquila per prestare con umiltà, fratellanza e carità (valori templari) e professionalità aiuto ai superstiti. Spiega Valentino Zanzarella, Gran Maestro di Arcadia:
“Il Nostro Obiettivo è risvegliare i valori della Cavalleria e della Tradizione dei Cavalieri Templari. Il Cavaliere Templare di oggi è un cavaliere nelle azioni, nella comunione d'intenti, nei sentimenti di fratellanza verso i propri fratelli e sorelle della Congregazione, è una persona di buona volontà di cui sono provate le doti morali e professionali”.

illustrazione di Gustavo Dorè

lunedì 30 marzo 2009

I Templari di Lucca

LUCCA - I Cavalieri Templari oggi non fanno più le crociate in Terra Santa, ma si propongono di essere un reale punto di riferimento per quanto riguarda il cristianesimo, i suoi fondamenti e i suoi principi, attraverso atti concreti, come convegni su temi importanti per la nostra società, quali la pedofilia. Abbiamo incontrato il Precettore della Precettoria Sancri Petri di Lucca - che conta 24 cavalieri -, Amerigo De Cesari, il Precettore Vicario, Massimo Angelo Cavalloni e il Postulante, Massimo Raffanti. E con loro abbiamo tracciato il ritratto del Templare degli Anni Duemila, diverso, ma nemmeno troppo, da quello medievale...



Dici 'Templare' e ti aspetti un cavaliere con la cotta in maglia di ferro, il lungo manto bianco con la croce rossa e una spada di notevoli dimensioni in mano. E, invece, i Cavalieri Templari del Terzo Millennio girano in giacca e cravatta e sono riconoscibili solo da quella spilla che riproduce la croce templare che portano - quella sì - appuntata sul vestito. Si presentano in tre all'appuntamento, il Precettore di Lucca, Amerigo De Cesari, il Precettore Vicario, Massimo Angelo Cavalloni e il Postulante, Massimo Raffanti e, davvero, non sono abbigliati come Hugues De Payens o Jacques De Molay.
«I film o i libri dedicati ai Templari - spiega Amerigo De Cesari - hanno dato un'immagine guerrafondaia dell'Ordine, ma non è mai stato così. Storicamente, infatti, i Templari sono sempre stati dei diplomatici che non hanno mai fomentato le guerre, sebbene non si siano mai tirati indietro quando ci sia stata la necessità di combattere».
Un passato lontano. Una fioritura di leggende senza tempo, ma suggestive oggi come nel Medioevo. Forse tante menzogne. Sicuramente tanta attenzione che, forse, non rende così facile dirsi 'templare' oggi. Ma cosa si propone di fare un Cavaliere Templare nel 2009? «Vuole difendere la cristianità - dice il Precettore vicario, Massimo Angelo Cavalloni - il Papa e i valori ad essi connessi». Una missione un po' singolare per un Ordine che in molti credono 'fuori legge' per quanto concerne il mondo cristiano. «Anche in questo caso siamo di fronte ad un falso storico - spiegano i due Templari - Se è, infatti, vero che Clemente V, sotto forti pressioni esercitate da Filippo il Bello, scomunicò gli appartenenti all'Ordine, una bolla successiva ha, de factu, congelato l'Ordine e riammesso tra i cattolici coloro che ne fanno parte».

In tutti i casi, i Templari, per molti secoli, hanno fatto perdere le proprie tracce. Sono spariti nell'ombra e, forse, proprio in questo sta molto del fiorire delle leggende nate attorno all'Ordine, al tesoro che i Cavalieri tuttora avrebbero nascosto da qualche parte e, soprattutto, sul Santo Graal, al centro di leggende, storie, romanzi, film e chi più ne ha più ne metta. «Il tesoro senz'altro è esistito - dice Cavalloni - ma nei secoli è stato utilizzato per le opere dell'Ordine. Per quanto concerne, poi, il Santo Graal, non è dato di sapere cosa usò Gesù in quell'ultima cena, ma è verosimile che fosse poco più di un coccio. Il Graal ha, invece, un altro significato per noi: rappresenta il nostro cuore dove viene conservata la nostra fede. Insomma, il Graal siamo noi stessi». Una spiegazione senz'altro convincente e, soprattutto, plausibile, ma deludente per tutti coloro che continuano a pensare che, nel mondo, da qualche parte (in Francia, nella famiglia che discende dai Merovingi?) si trovi custodita la più importante reliquia della cristianità.

Ed eccoci a cosa si propongono di fare concretamente in questo nuovo Millennio: vogliono essere una sorta di baluardo di difesa della cristianità e, questa volta, non hanno intenzione di impugnare la spada bastarda, ma lo vogliono fare attraverso convegni che leggano i disagi della nostra società sotto una luce cristiana. «Abbiamo in programma a Lucca - spiega De Cesari - un convegno nel quale tratteremo di pedo-pornografia e della pedofilia esercitatata attraverso internet: temi di stretta attualità che vogliamo leggere attraverso la nostra visione cristiana. Quello che ci proponiamo è, in una società dove la carità è spesso strumentalizzata, di portare la vera carità, qualla che si estrinseca in gesti concreti: più che dare i fondi che raccogliamo ai centri che sosteniamo, come, ad esempio il Ceis, portiamo loro oggetti che possano essere utili, come la lenzuoli e coperte».
«L'Ordine - sottolinea Cavalloni - è attivo per quanto riguarda l'assistenza ai più deboli, ai poveri e, ovviamente, offre aiuto a tutti coloro che siano bisognosi, come nella parabola del Buon Samaritano. Esistono diversi centri laici che fanno questo tipo di assistenza, ma spesso, in questi manca il conforto cristiano che, invece, è la nostra caratteristica principale. Per questo, sarebbe nostra intenzione realizzare delle case di accoglienza dell'Ordine, dove trovare accoglienza e conforto cristiano».

I secoli passano, ma lo spirito 'crociato' resta: non più campagne in Terra Santa, bensì una crociata contro l'ipocrisia e la povertà spirituale che - almeno secondo il loro punto di vista - caratterizza i tempi che viviamo, tramite azioni che vadano ad incidere quanto più possibile concretamente sulla società.

Ma, posto che il Medioevo è passato da qualche annetto e il 'reclutamento' non avviene più tra i figli cadetti delle famiglie nobili, come si diviene, oggi, Templari? A rispondere è Amerigo De Cesari: «Riempiendo il modulo e fornendo la documentazione prevista dalla legge per entrare in qualsiasi associazione». Già, che domande, oggi si accede a tutto tramite modulo, ma il bello viene dopo: «Una volta che la domanda viene accettata - prosegue Cavalloni - inizia l'anno di 'postulato', durante il quale l'aspirante cavaliere deve dimostrare di essere in possesso di quei valori, principi e motivazioni che gli permetteranno di accedere ai gradi superiori dell'Ordine».
Il terzo presente alla conversazione, Massimo Raffanti, è proprio in questa fase 'transitoria', che precede l'investitura e, a breve, diverrà cavaliere. A Lucca esiste la Precettoria Sancri Petri, nata nel 2005 e che conta, ad oggi, 24 Cavalieri: «Destinati ad aumentare - dice De Cesari - di alcuni membri già nei prossimi mesi, quando si svolgerà la cerimonia di investitura».

Niente mantelli, niente spada bastarda, niente tesori e niente Graal: i Cavalieri Templari del Terzo Millennio, in conclusione, vogliono fare una crociata più 'sociale' e 'culturale' che non 'militare', come quell'immagine dell'Ordine che letteratura, cinema e televisione ci ha reso così familiari e che, forse, in qualche modo, pur dando loro una popolarità enorme, creano un alone attorno a loro che, in qualche modo, può essere limitante.


Chi volesse informazioni sui Cavalieri Templari di Lucca, può scrivere una mail all'indirizzo: info@cavalieri-templari.it.

fonte http://www.loschermo.it/articolo.php?idart=15734

Articolo di Federica di Spilimbergo

sabato 21 marzo 2009

I Templari e i loro graffiti misteriosi


Rosa stupor mundi
I misteriosi graffiti dei Templari

“Che tu sia maledetta Chinon” di certo le ultime disperate parole di quei giorni della disfatta, “Viva Dio Santo Amore” il loro urlo di battaglia

di Carlo Forin , Giuseppe Conte

fonte www.agoramagazine.it



I Templari finirono a Chinon.

Noi, che esercitiamo la mente assieme per cercar di capire che cosa accadde davvero, ci rallegriamo dei complimenti ricevuti per il nostro articolo “La Pergamena di Chinon/Processus Contra Templarios” da parte di uno studioso dei Templari, che ci ha scritto mesi fa: “......sono uno dei pochi che era presente alla presentazione della pergamena di Chinon nella Sala Vecchia del Sinodo in Vaticano, assieme al coautore del libro suddetto”.

venerdì 13 marzo 2009

Cerimonia d'investitura di Arcadia a Lecce






ARCADIA LECCE
Ass.cult. d’ispirazione Templare
presenta


Venerdì 20 Marzo alle ore 20,30
Palazzo Turrisi Palumbo ,via Marco Basseo 1, Lecce

Cerimonia di Investitura per il passaggio da Novizi a Cavalieri


Interverranno come Ospiti d'Onore :
La Senatrice Adriana Poli Bortone
l'Ufficiale Dott. Fabrizio Camilli
in qualità di Rappresentante del Sovrano Militare Ordine di Malta

Interverrano per l’occasione il gruppo SOLI DEO GLORIA che presenteranno un repertorio di musica sacra del ‘500


L’occasione sarà un momento di incontro non solo di carattere celebrativo, ma momento di pubblica presentazione degli obiettivi e dell’attività dell’associazione d’ispirazione templare di Lecce, che ha nome ARCADIA.
Quello dei "Pauperes commilitones Christi templique Salomonis" (Poveri compagni di Cristo e del Tempio di Salomone), meglio noti come Cavalieri templari o semplicemente Templari, fu uno dei primi e più noti ordini religiosi cavallereschi cristiani. L'origine di quest'ordine risale agli anni 1118-1120, successivi alla prima crociata (1096), quando la maggior parte dei cavalieri era tornata in Europa e le esigue milizie cristiane rimaste erano arroccate nei pochi centri abitati. Le strade della Terrasanta erano quindi infestate da predoni e Ugo di Payns, originario dell'omonima cittadina francese della Champagne, insieme al suo compagno d'armi Goffredo di Saint-Omer e ad alcuni altri cavalieri, fondarono il nucleo originario dei templari, dandosi il compito di assicurare l'incolumità dei numerosi pellegrini europei che visitavano Gerusalemme dopo la sua conquista. L'ordine venne ufficializzato il 29 marzo 1139 dalla bolla Omne Datum Optimum di Innocenzo II e definitivamente dissolto tra il 1312 e il 1314 dopo un drammatico processo.Ma oggi è tutto diverso! Per ARCADIA non servono raccomandazioni, ma volontà, lealtà e tanto di coraggio .
“Il Nostro Obiettivo è risvegliare i valori della Cavalleria e della Tradizione dei Cavalieri Templari. Il Cavaliere Templare di oggi è un cavaliere nelle azioni, nella comunione d'intenti, nei sentimenti di fratellanza verso i propri fratelli e sorelle della Congregazione, è una persona di buona volontà di cui sono provate le doti morali e professionali. Per questo cerchiamo persone di qualità morale , non sono il ceto sociale o il loro stato patrimoniale che ci interessano , ma che abbiano dentro di sé dei valori etici e l'attitudine di trasmetterli agli altri”.


Arcadia Lecce
www.arcadialecce.altervista.org
www.itemplaridiarcadia.blogspot.com

Il Presidente
Valentino Zanzarella

venerdì 6 marzo 2009

BREVE STORIA DELL'ORDINE DEI CAVALIERI DEL TEMPIO

BREVE STORIA DELL'ORDINE DEI CAVALIERI DEL TEMPIO
con un saggio introduttivo di Franco Cardini


Nel fatidico 1848, in sole quaranta copie, Luigi Cibrario pubblicava per i tipi di Alessandro Fontana quest’erudita storia dell’Ordine templare evidentemente destinata a una ristretta cerchia di amici e di estimatori. Ferveva, allora , la polemica sulla vera natura del "misterioso" Ordine religioso-cavalleresco, sulle sue vere e presunte colpe, sulle drammatiche circostanze della sua soppressione, sulle voci e sui documenti (falsi) attestanti la sua sotterranea sopravvivenza, sul suo rapporto con la massoneria. È altamente significativo che questo libro vedesse la luce proprio nel Grande Anno in cui la Chiesa romana e le aspirazioni liberali e nazionali che in Italia avevano nutrito di sé le società segrete sembravano convergere in una specie di azione comune. Vent’anni dopo, quando il Cibrario ormai prossimo alla morte si decideva a ristampare il suo saggio del ’48, insieme con altri scritti di storia cavalleresca, il panorama era mutato: ma le polemiche sui templari non si erano sopite. Rilette oggi, le pagine dell’illustre uomo politico ed erudito piemontese mantengono il loro fascino: opera di proba erudizione e di sereno distacco critico, esse sono comunque anche documento di quella passione per il medioevo che animò il Romanticismo e che – talor parallela ma spesso anche coincidente con la ricerca scientifica più severa, talaltra incline a spaziare tra i castelli, le foreste e le brughiere della fantasia – sta ancor oggi alla base sia della medievistica sia del "medievalismo".

Aragno editore

venerdì 27 febbraio 2009

mercoledì 25 febbraio 2009

La compagnia del graal


















Chrétien de Tryoes: Parceval ou Conte du Graal Le prime tracce del Santo Graal le troviamo su un manoscritto medioevale di Chrétien de Troyes (scritto intorno al 1190), che probabilmente lo inventò, su cui veniva posta la domanda "A cosa serve il Graal?". Di lì in breve tempo tutti gli autori si accinsero a completare la storia incompiuta dando origine al romanzo cavalleresco. Chrétien, infatti, non era un membro di un circolo di studiosi, bensì il cantore di gesta cavalleresche contemporanee: le chansons de geste. Il Perceval ou Conte du Graal (Perceval o Racconto del Graal) è l'ultima opera di Chrétien, rimasta incompiuta a causa della sua morte.In questo romanzo, durante i suoi viaggi, Perceval, cavaliere di Re Artù, viene ospitato da un pescatore (che si scoprirà successivamente essere il Re Pescatore); durante la cena:
"da una stanza uscì un giovanotto che impugnava una lancia bianca" ... "nella sala tutti videro la lancia bianca con la cuspide bianca; allora una goccia di sangue sgorgò dalla punta della lancia"... "Poi entrò una fanciulla bella e bionda ed elegantemente ornata, reggeva tra le mani un Graal. Quando entrò con il mano il Graal apparve una luce tanto brillante che le candele persero il loro fulgore come le stelle o la luna al sorgere del sole" ... "Il Graal era fatto di oro purissimo e vi erano incastonate pietre preziose di diverso tipo, le più belle e preziose che esistano sulla terra o nel mare: le pietre che ornavano il Graal erano superiori a qualsiasi gemma."

Perceval non chiese nulla su quel calice e su quella lancia e il giorno dopo ripartì. Addolorato di quanto accaduto viaggiò per cinque anni perdendo la fede in Dio fino a quando, un Venerdì Santo, si imbatté in un eremita e si pentì di quanto fatto. L'eremita gli spiegò:
"Fu a causa del tuo peccato che in quell'occasione non hai posto domande a proposito della lancia e del Graal" ... "Il ricco Re Pescatore è il Figlio del Re a cui viene portato il Graal" ... "gli viene servita un'unica Ostia che gli viene portata in quel Graal. Conforta e sostiene la sua vita poiché il Graal è una cosa così santa".
A questo punto il romanzo di Chétien è rimasto incompiuto e altri iniziarono a continuare la sua opera.
Robert de Boron: Estoire dou GraalL'opera di Rober di Boron più che un romanzo cavalleresco ha il tono dei Vangeli apocrifi; il suo Estoire dou Graal (Storia del Graal) è una trilogia composta dalla stoia de Graal e di Giuseppe di Arimatea, la storia di Artù e Merlino e quella di Perceval, per finire con la diaspora dei cavalieri della Tavola Rotonda e la morte di Artù. Robert di Boron iniza e termina il suo racconto ponendo al centro il Graal e introducendo la figura di Giuseppe di Arimatea. Secondo il racconto di Boron il piatto in cui Gesù spezzo il pane durante l'Ultima Cena venne portato via dalla casa nella quale i discepoli si erano riuniti e consegnato a Ponzio Pilato che, a sua volta, lo diede a Giuseppe d'Arimatea il quale vi raccolse il sangue delle ferite di Cristo. Riunendosi i Discepoli attorno al Sacro Piatto nel ricordare Gesù provarono enorme gioia, e chiamarono il piatto Graal. Dopo Giuseppe divenne Bron, suo cognato noto come il Re Pescatore, il custode del Graal. Da quel momento lui e i suoi seguaci vennero chiamati La Compagnia del Graal.A questo punto entra in gioco Merlino, Re Artù e l'istituzione della Tavola Rotonda, che avrà un seggio vuoto e
"colui che occuperà il seggio vuoto dovrà essere stato alla presenza del Graal" ... "Quando un cavaliere avrà raggiunto simili altezze da essere considerato degno di entrare alla corte del Re Pescatore e avrà chiesto per che cosa era servito il Graal e a chi era destinato ora, il Re Pescatore guarirà immediatamente e quel cavaliere custodirà il sangue di Cristo"
La ricerca sarà intrapresa da tutta la Compagnia della Tavola Rotanda ma l'unico a raggiungere il castello di Bron, il Re Pescatore, sarà Perceval. Come descritto da Chrétien, Perceval non rivolge la fatale domanda che risanerebbe il re e, a causa della sua inadempienza, sarà costretto a vagare sette anni prima di incontrare un'eremita e confessarsi dei suoi peccati. Perceval camminò ancora fino a quando non ritornò al castello del Re Pescatore, prendendo pranzo con lui. Non appena apparve il Graal Perceval pose la domanda al Re e questi guarì dalla sua infermità. Perceval divenne il custone del Graal e Bron morì subito dopo avergli insegnato le Sacre Parole dette da Gesù a Giuseppe d'Arimatea.
Lancillotto: il nuovo eroe del GraalNel romanzo Lancelot-Graal lo scopo è lo stesso: raccontare la storia del Graal, di Re Artù e della Compagnia della Tavola Rotonda, ponendo come perno centrale il personaggio di Lancillotto.Lancillotto entra a far parte della Corte di Re Artù quando la Tavola Rotonda è già creata e Re Artù ha già sposato Ginevra. In tale romanzo però, le storie sono più tendenti al fantastico (lotta con draghi, maghi, pozioni magiche) che incentrate alla ricerca della spiritualità del Graal. Lancillotto, il più valoroso dei cavalieri, riesce ad entrare nel Castello del Graal e trovare il Santo Calice.


Bibliografia

Barber, R. - "Graal" - Edizioni Piemme S.p.A., Milano (2004)
fonte http://it.geocities.com/typonos/pages/medioevo/graal/lett_caval.htm

lunedì 23 febbraio 2009

I Templari di Arcadia su Salento web Tv

Stefano Donno intervista Valentino Zanzarella, Gran Maestro dei Templari di Arcadia di Lecce. Che senso ha oggi, definirsi ed essere un templare? I Templari usano la Rete? Sono su Facebook? In questo nuovo appuntamento di Hi-Pop si parlerà anche di cool technology con la presentazione della rivista XL di Repubblica e del game per PS3 e X-BOX Assassins, di chiara ispirazione templare.
Questo è il link:
http://www.salentoweb.tv/index.php?option=com_seyret&task=videodirectlink&Itemid=2&id=334

domenica 22 febbraio 2009

Indiana Jones e il Graal




















INDIANA JONES E L'ULTIMA CROCIATA (1989):La guerra è ormai alle porte e i Nazisti dominano l'Europa: il professor Henry Jones, il padre di Indiana, viene rapito dai tedeschi perché sulle tracce (ormai molto chiare) del Santo Graal. Toccherà al figlio salvare il padre, con cui non ha mai avuto un buon rapporto, ed evitare nuovamente la vittoria della dittatura nazista.

lunedì 16 febbraio 2009

Il Templare di Jan Guillou




















Nell'anno del Signore 1150, la nobile svedese Sigrid decide di donare ai monaci cistercensi la sua tenuta di Varnhem e alcuni anni dopo promette a Dio il secondogenito Arn, miracolosamente scampato alla morte. Ma Sigrid sembra dimenticarsi della promessa, fino a quando viene colpita da una malattia che lei interpreta come un segno del Cielo. Le lotte di potere e le pretese su Varnhem di Erik Jevardsson, marito della cugina di Sigrid, costringono i monaci, e con loro Arn, a rifugiarsi in Danimarca, dove Arn cresce imparando la Bibbia e l'uso della spada sotto la guida di frate Guilbert, un Templare ritiratosi a vita monastica. La morte di Erik segna il destino di Arn: il ragazzo non ha dato segno di alcuna vocazione e il priore decide di rimandarlo a casa dal padre perché conosca il mondo e decida in piena libertà del suo futuro. La sua innocenza, la sua sincerità, l'amore per i lavori manuali e il rispetto verso il prossimo, gli rendono difficile la vita presso il padre; l'amore per la bella Cecilia, ma anche la passione per la sorella di lei Katarina, porteranno a un colpo di scena: Arn partirà per la Terrasanta per servire come Templare. Una storia dal respiro epico nella quale le proporzioni tra avventura, ricostruzione storica e vicenda amorosa si bilanciano perfettamente coinvolgendo il lettore fin dalla prima pagina in ogni aspetto dell'appassionante vicenda.

martedì 10 febbraio 2009

I Templari e il Santo Graal

Durante le crociate, l'Ordine religioso-militare dei Templari aveva tenuto buoni rapporti (durante i periodi di tregua e di pace) con la Setta degli Assassini, potente milizia musulmana che aveva, in campo arabo, lo stesso prestigio di cui i Cavalieri del Tempio godevano in ambiente cristiano.
Ciò fa pensare che i cavalieri rossocrociati miravano ad un sincretismo religioso che l'Occidente non poteva comprendere. Da qui vennero le accuse di eresia e di collusione con il nemico musulmano.
I Templari, però, avevano avuto contatti con i Catari, accusati pure di eresia e sterminati nel 1244, al termine della cosiddetta Crociata degli Albigesi.
Prima della sconfitta i Catari erano riusciti però a nascondere un tesoro in Francia, nella zona di Montségur.

giovedì 5 febbraio 2009

Maria Grazia Lopardi. La Presenza (Celestino ed il tesoro dei Templari). Edizioni Il Ternario

Perché il misterioso abate Sauniére di Rennes Le Chateau si è procurato proprio la riproduzione del quadro “L’Incoronazione di Celestino V “? Un romanzo? O un racconto ispirato? L’eremita Pietro ed il templare Giovanni si incontrano a Lione. Riferisce la storiografia che nel 1274 Pietro del Morrone, il futuro Celestino V, si è recato nella città francese in occasione del Concilio indetto da Gregorio X ottenendo ospitalità nella Magione templare che sorgeva dove ora si trova il Teatro dei Celestini. Riconosciuto come il predestinato a custodire l’elemento più prezioso del tesoro dei Templari, assiste alla costruzione di Santa Maria di Collemaggio, la Notre Dame dell’Aquila che lo affiderà ai posteri.

giovedì 29 gennaio 2009

La Rivoluzione dei Templari di Simonetta Cerrini (Mondadori)

La storia dei templari è costellata di vicende oscure, episodi favolosi e figure mitiche. A partire dal processo all'ultimo maestro dell'ordine del Tempio, Jacques de Molay, torturato e messo al rogo nel 1314 a Parigi, i misteri si sono moltiplicati fino ai nostri giorni, al punto che l'alone fantastico in cui sono avvolti i "Poveri cavalieri di Cristo e del Tempio di Salomone" tende a riemergere ancora oggi nelle opere che ne ripercorrono le gesta. Simonetta Cerrini, studiosa che da anni si occupa di questo argomento, si pone l'obiettivo di sfatare le leggende fiorite nel corso dei secoli, di abbandonare i luoghi comuni storiografici e soprattutto di intraprendere nuove vie di ricerca basandosi sull'analisi sistematica dei testi fondatori dell'ordine del Tempio. Grazie a un accurato esame di nove manoscritti e di documenti coevi, viene così alla luce la visione 'rivoluzionaria' dei templari e del loro rapporto con la fede. Proprio quando nel mondo cristiano si afferma la netta separazione tra chierici e laici, e i primi assumono l'esclusiva gestione della sfera del sacro, l'ordine del Tempio si impone come punto di riferimento spirituale per ogni cristiano, pur essendo composto da laici. I templari rappresentano dunque un elemento di rottura nella partizione della società medievale: sono al tempo stesso 'oratores' e 'bellatores', proprio perché non aderiscono in senso stretto né al modello di vita clericale, né a quello cavalleresco. Sono dei cavalieri ma seguono senza esitazioni una regola 'antieroica'; sono dei frati ma seguono rigorosamente una regola 'antiascetica'. Attraverso la puntuale e affascinante ricostruzione della loro dottrina, Simonetta Cerrini ci racconta la vita quotidiana di questi singolari cavalieri, scandita allo stesso modo dalla preghiera e dalla guerra, e ci svela un aspetto ancora sconosciuto della loro attività: al di là dell'impegno militare nell'esercito crociato, i templari utilizzarono l'autonomia spirituale di cui godevano per diffondere il cristianesimo in lingua volgare e per confrontarsi con altre esperienze religiose. Nel cuore della società medievale d'Oltremare, infatti, furono gli unici fra tutti i cristiani d'Europa a diventare interlocutori privilegiati dei cristiani d'Oriente e dei musulmani. In un epoca come la nostra, segnata da un durissimo scontro fra integralisti islamici e tradizionalisti cristiani, l'archetipo della fede templare può dunque indicare la via per un possibile dialogo e una reciproca comprensione tra i monoteismi e le differenti culture

Edizione 1° anno 2008
Editore: Mondadori - Lingua: italiano
Collana: Le scie Pagine: 238
Traduttore: ISBN: 8804580747