lunedì 1 giugno 2009

Luigi Manglaviti Dossier Templari e Graal (Rainkids)

Luigi Manglaviti
Dossier Templari e Graal (Rainkids)


Dalla Storia al Mito. E viceversa.

Le due vicende più celebri del Medioevo in uno studio a tutto tondo che sfata i luoghi comuni e le teorie della cospirazione.
A 7 secoli dallo scioglimento coatto dell'ordine monastico-militare e ad 8 dalla redazione dell'invenzione letteraria, entrambi non smettono di ammaliare le menti della civiltà occidentale: questo libro fa piazza pulita di tutte le frottole e vi racconta una volta per tutte come stanno realmente le cose
Saggio

Perché una vicenda per certi versi secondaria — appena 2 secoli, in pieno Medioevo — come quella dell'Ordine dei Poveri Cavalieri di Cristo, cui i testi accademici a tutt'oggi assegnano poco più che qualche cenno svogliato, così incardinata nel momento storico delle Crociate e delle guerre sante, della nascita delle monarchie nazionali e della crisi del papato, non è caduta in un naturale oblio ma continua ad ossessionare molte menti del mondo occidentale, a tal punto dilatandosi nell’immaginario delle civiltà progredite da assumere una molteplicità di varianti, arricchimenti e rivisitazioni che la posizionano allo stesso livello dei grandi temi della mitologia classica — per tacere degli "apparentamenti" con le tematiche medievali per eccellenza quali l'Inquisizione, la Magia, l'Alchimia, il Gotico —?
Lo stesso quesito riguarda il Graal. Se ci si interroga su quale sia il mito che, in Occidente, è più diffuso nello spazio e più resistente nel tempo, pochi dubbi possono sorgere: è il ciclo "arturiano-graaliano". Non c'è nazione in Europa (ma si arriva perfino in Asia) priva di racconti, monumenti, reliquie, edifici e miti medievali (o ancor più antichi) in cui si affacci, in forme varie, questo ciclo di saghe. Se, dunque, un mito ha una diffusione tanto grande, esso deve avere al tempo stesso una profondità ed una possibilità di letture altrettanto notevole — il sommo Dante in proposito parla di polisemia, ossia di molteplicità di possibili interpretazioni, nessuna delle quali incompatibile con le altre, sebbene alla fine la migliore definizione sia forse quella fornita da Piergiorgio Odifreddi: «che cosa sia il Santo Graal si sa, è qualcosa di cui non si sa né cosa sia né se ci sia».
Con l'aiuto degli storici, dei filologi, dei teologi, dei semiologi e perfino degli archeologi — e resistendo alle infinite brume disseminate in materia da Esoterismo e Massoneria —, questo libro scava con testardaggine sia nella Storia che nella Leggenda. Per scoprire che i Templari passarono nei secoli dalla prima alla seconda, mentre il Graal, accompagnato da Re Artù, realizzava un'osmosi esattamente inversa.
Peraltro la ricerca ha prodotto piacevoli "rivelazioni collaterali" (per esempio, il mitico Grifone era il Protoceratopo del Miocene, gli antichi Greci veneravano ossa di mammouth scambiandole per Ciclopi e Giganti, la "spada nella roccia" era appannaggio di Attila ben prima di Re Artù) e scoperte in un certo senso beffarde (la fantasia è stata fin troppo protagonista nelle due vicende, con riflessi addirittura comici come nel caso del «sang real»), le quali rendono il viaggio appassionante e ricco di fascino anche per chi non ha mai prestato attenzione ai temi esoterici — e che dunque della relativa "verità" non sa che farsene.
Le conclusioni confermano che l'unica grande linea di continuità fra le società antiche e quelle moderne è il culto del "verosimile", assai più ricco, divertente e appagante rispetto alla politically correct — ma noiosa! — deferenza per la "verità".