sabato 28 giugno 2008

Padre Pio e Il Graal









Una coppa misteriosa, che sarebbe appartenuta a San Pietro e rappresenterebbe un «dono di Dio» a San Francesco poi trasmesso a Padre Pio. Una lettera manoscritta con passaggi criptici, vergata con calligrafia chiara e giovanile dal santo stimmatizzato quando questi in realtà era ormai alla fine della sua vita, che attesta l’autenticità del vaso definendolo «in me Segreto» e «testimone di immensa luce». Un regista con interessi nel mondo dello spiritismo, pronipote del medico che curò Padre Pio, che si dichiara perseguitato e teme di essere messo a tacere dopo aver tentato in tutti i modi di raccontare la storia del graal. No, non state leggendo la trama di un nuovo thriller fantareligioso ma una storia approdata a «Striscia la notizia», il tg satirico di Canale 5.

Il protagonista si chiama Al (diminutivo di Alberto) Festa, regista cinematografico, 50 anni, parente di Giorgio Festa, il dottore che operò Padre Pio e ne esaminò le stimmate scrivendo una dettagliata relazione. A «Striscia», martedì scorso, Festa, basandosi su alcune foto della sepoltura del frate, ha dapprima sollevato dubbi su una possibile manomissione del corpo, facendo notare come i sigilli originali non figurassero sul vetro al momento della riesumazione e raccontando persino la «voce» di un presunto trasferimento delle spoglie in Vaticano. Su questo argomento i frati di San Giovanni Rotondo non hanno avuto problemi a chiarire, smentire e puntualizzare: nei giorni dell’esposizione del corpo, prima dei funerali, vennero eseguite varie ispezioni e un cambio di bara. Così, subito prima della tumulazione, i sigilli l’ultima volta vennero apposti non sul coperchio di vetro, ma sulla cassa di metallo, dove sono rimasti fino al 2 marzo scorso. Nessun mistero, nessun trafugamento, nessun segreto celato negli scantinati vaticani.

Ai microfoni di «Striscia», Alberto Festa ha però rilanciato anche la storia della lettera e del possibile «santo graal» di Padre Pio, da lui già annunciata con conferenza stampa il 26 novembre 2003, quando definì il vasetto «di incredibile importanza». In questi anni si era sempre creduto che Festa avesse trovato il graal, e la lettera che lo autenticava scritta da Padre Pio, tra gli oggetti del prozio, medico del frate.

In realtà le cose non sono andate proprio così. Si è trattato di un acquisto, per un valore di circa 75mila euro. Da un atto di citazione depositato al tribunale di Roma in data 12 gennaio 2006 risulta infatti che Festa ha comprato lettera e graal da un certo Emanuele Cervone, il quale ha fatto da intermediario tra i parenti di un frate, padre Cristoforo da Vico del Gargano, custode dell’oggetto, al quale a sua volta l’avrebbe donato nel marzo 1968 lo stesso santo di Pietrelcina. C’è di mezzo una causa, perché Festa, nel 2005, a fronte delle tante e autorevoli obiezioni ricevute sul documento e sul reperto, smise di pagare Cervone e ricevette da questi delle ingiunzioni di pagamento. Nell’atto di citazione scritto dall’avvocato di Festa, Antonella Rustico, si legge che la «genuinità e provenienza certa» dei due reperti non è stata «mai dimostrata» dal venditore.
Oggi quella causa è stata abbandonata e grazie a una transazione, Cervone e Festa si sono accordati. La lettera e il graal appartengono ora a pieno titolo al pronipote del medico del santo. Ma sono autentici? Esiste una perizia grafologica sulla lettera, redatta dal professor Alberto Bravo, e datata 2003 (dunque in data precedente al contenzioso tra Festa e Cervone), che conclude: «Le analisi di confronto confermano la riconducibilità della scrittura in verifica alla mano del Santo Padre Pio». Così come esiste una perizia secondo la quale sarebbe attestata l’età del vasetto, risalente al primo secolo. Lo stesso Postulatore generale dell’Ordine dei cappuccini, padre Florio Tessari, si è dichiarato in favore dell’autenticità della missiva.

da Il Giornale del 22 maggio 2008 di Andrea Tornielli

domenica 22 giugno 2008

Il Bafometto





















Un Baphomet o Bafometto è un idolo o un'immagine. Ne esistono varie descrizioni come: un idolo con un teschio umano, una testa con due facce, un idolo-gatto ed una testa barbuta. La probabile etimologia del nome è trattata in seguito.

Il termine ricorre per la prima volta nei verbali del processo contro i Cavalieri templari; durante la soppressione dell'ordine fu sostenuto dall'Inquisizione che i cavalieri usassero un Baphomet come parte delle loro cerimonie di iniziazione. Questo fatto, oltre ad altre asserzioni, fece sì che il loro Ordine religioso fosse accusato di eresia e idolatria. In ogni caso il nome fu ripreso, dal XIX secolo, dai sostenitori dell'occultismo.

Una più recente e conosciuta descrizione raffigura il Bafometto nella forma di un capro umanoide alato con seno ed una torcia sulla testa tra le corna. Questa immagine proviene dall'opera di Eliphas Lévi Dogme et rituel de la haute magie (Dogma e rituale dell'alta magia) del 1855-56.


Il Baphomet, come suggerisce l'illustrazione di Levi, è stato occasionalmente mal interpretato come sinonimo di Satana o come un demone, un membro della gerarchia dell'Inferno. Nella testa del Baphomet di Levi era inscritto un pentacolo, che è un simbolo adottato dai fedeli della Wicca e da altri seguaci dell'occultismo. Una testa di capro inscritta in un pentagramma invertito, è un simbolo occasionalmente adottato dai satanisti. La testa, le corna e la torcia insieme prendono la forma di un Fleur de lys.

Origine del termine

Essendo un nome estorto sotto tortura durante gli interrogatori dei Templari, non si può escludere che possa essere stato originato semplicemente come un'onomatopea o un errore di trascrizione dei verbali, nei quali in effetti il termine ricorre per la prima volta; la presenza del baphomet fu utilizzata dagli inquisitori (istigati dal re di Francia Filippo il Bello) per aggiungere l'idolatria alle altre infamanti accuse nei confronti dell'Ordine, allo scopo di distruggerlo.

Sull'origine del misterioso termine sono, in ogni caso, state elaborate numerose teorie, nessuna delle quali provata:

  • Una deformazione latinizzata di Mahomet, una versione medievale europea di Maometto, il nome del profeta dell'Islam.[2]
  • Idries Shah propose che Baphomet deriverebbe dalla parola araba ابو فهمة Abu fihamat, con il significato di "padre dell'ignoto", e associato con il sufismo.
  • Levi propose che il termine fosse composto da una serie di abbreviazioni: "Temp. ohp. Ab". che prendono origine dal latino Templi omnium hominum pacis abhas, con il significato di "padre della pace universale tra gli uomini". Una lettura alternativa potrebbe essere tem. o. h. p. ab. per templi omnium hominum pacis abbas. La traduzione in questo caso è abate del tempio della pace dell'umanità, forse in riferimento ai Templari stessi.
  • Dalle parole greche Baphe e Metis. Le due parole insieme significherebbero "battesimo di saggezza".[3]
  • Una corruzione del termine ebraico Behemoth[4] (letteralmente "Bestie", pluralis maiestatis di "behemah"), citata nel libro biblico di Giobbe (40:15) e di Ezra (6:49 e 6:51).
  • Se tradotto secondo il cifrario di Atbash (scoperto dallo studioso Schonfield), l'origine del termine sarebbe Sophia, la parola greca per Saggezza.

fonte testuale www.wikipedia.it
l'opera fa riferimento al Bafometto visto da Eliphas Levi

martedì 17 giugno 2008

I Templari di Paolo Lopane













Il 13 ottobre 1307 vennero arrestati in massa i Templari di Francia. Fu il primo atto del sommario processo che decretò la fine del più potente degli Ordini cavallereschi, quello che più di ogni altro incarnò l’idealità delle Crociate e la spiritualità del Medioevo. Sottratti all’autorità dei vescovi, obbedienti solo alla Santa Sede, i Templari godettero di grande autonomia e di straordinario prestigio. Fu la loro immensa ricchezza a spingere Filippo IV di Francia, sovrano avido e privo di scrupoli, a costruire il castello accusatorio che farà degli eroi della Terra Santa dei «terribili nemici della fede e della società.» Il saggio, agile e intenso, ricostruisce la parabola del Tempio e, con essa, la genesi del suo ideale mistico-cavalleresco.

PAOLO LOPANE (1959) è nato e lavora a Bari. Appassionato studioso di storia medievale, profondo conoscitore della giurisdizione e delle procedure inquisitoriali, ha pubblicato un documentato saggio sul catarismo occitano, Dal Velo d’Iside al mistero del Graal. Il risveglio della gnosi nella Francia albigese (Besa, 2000). Ha inoltre contribuito con uno studio sulla presenza dei Templari nella Valle dell’Ofanto alla stesura del volume Ofanto, realizzato e pubblicato sotto il patrocinio del Ministero dell’Ambiente (2004).

venerdì 13 giugno 2008

I Templari di Arcadia

I TEMPLARI DI ARCADIA

19 Giugno 2008 - h 19,30

Campi di Lecce

presso l'Ex Biblioteca Comunale

Cerimonia di Investitura di tre nuovi Cavalieri Templari di Arcadia

Presiederanno alla manifestazione

Il Presidente Valentino Zanzarella
Leonzio Colonna - Gran referendario
Mario Spagnolo – Gran dignitario

Autorità presenti :
Il Sindaco di Campi Salentina Massimo Como
Ass. alla Cultura Ilio Palmariggi

Il 19 giugno 2008 alle ore 19,30 , presso l’Ex Biblioteca Comunale di Campi (Lecce) si terrà la cerimonia di investitura di tre nuovi cavalieri templari di Arcadia. L’occasione sarà un momento di incontro non solo di carattere celebrativo, ma momento di pubblica presentazione degli obiettivi e dell’attività dell’associazione d’ispirazione templare di Lecce, che ha nome ARCADIA.Quello dei "Pauperes commilitones Christi templique Salomonis" (Poveri compagni di Cristo e del Tempio di Salomone), meglio noti come Cavalieri templari o semplicemente Templari, fu uno dei primi e più noti ordini religiosi cavallereschi cristiani. L'origine di quest'ordine risale agli anni 1118-1120, successivi alla prima crociata (1096), quando la maggior parte dei cavalieri era tornata in Europa e le esigue milizie cristiane rimaste erano arroccate nei pochi centri abitati. Le strade della Terrasanta erano quindi infestate da predoni e Ugo di Payns, originario dell'omonima cittadina francese della Champagne, insieme al suo compagno d'armi Goffredo di Saint-Omer e ad alcuni altri cavalieri, fondarono il nucleo originario dei templari, dandosi il compito di assicurare l'incolumità dei numerosi pellegrini europei che visitavano Gerusalemme dopo la sua conquista. L'ordine venne ufficializzato il 29 marzo 1139 dalla bolla Omne Datum Optimum di Innocenzo II e definitivamente dissolto tra il 1312 e il 1314 dopo un drammatico processo.Ma oggi è tutto diverso! Per ARCADIA non servono raccomandazioni, ma volontà, lealtà e tanto di coraggio . Il Nostro Obiettivo è risvegliare i valori della Cavalleria e della Tradizione dei Cavalieri Templari. Il Cavaliere Templare di oggi è un cavaliere nelle azioni, nella comunione d'intenti, nei sentimenti di fratellanza verso i propri fratelli e sorelle della Congregazione, è una persona di buona volontà di cui sono provate le doti morali e professionali. Per questo cerchiamo persone di qualità morale , non sono il ceto sociale o il loro stato patrimoniale che ci interessano , ma che abbiano dentro di sé dei valori etici e l'attitudine di trasmetterli agli altri.

In collaborazione con Edita Literary Agency

http://www.editaliteraryagency.blogspot.com/

http://www.arcadialecce.altervista.org/

http://www.itemplaridiarcadia.blogspot.com/

mercoledì 11 giugno 2008

Jean Blum, Rennes-le-Chateau (Il segreto degli eretici)

L’abate Bérenger Saunière viene nominato curato di Rennes-le-Château il 1° giugno 1885. Ha 33 anni. Un prete di provincia per una parrocchia di un piccolo centro del Sud della Francia. Dov’è la notizia? La chiesa poi perde i pezzi, è antica certo, ma come lo sono molte chiese in Europa, testimonianze di tempi lontani in cui la religione cristiana conquistava i pagani e sconfiggeva gli eretici. Ecco, il teatro della storia non potrebbe essere più ordinario. E forse uno dei segreti è proprio questo, suggerisce Jean Blum. Un teatro spoglio per una storia ingombrante che da secoli resta sospesa tra religione ed esoterismo, eresia, gnosticismo, sangue reale. Al di là delle domande superficiali e un po’ morbose che pure nutrono, e forse fraintendono, il mistero di Rennes-le-Château – intorno all’enorme fortuna ostentata da Saunière, alle sue spese folli, alla magnifica villa Betania, al restauro della chiesa, alle morti sospette, alle enigmatiche iscrizioni tombali –, al di là della mera cronaca, Jean Blum, da scrittore di thriller si direbbe, conduce il lettore attraverso la storia e le sue grandi svolte, come il Concilio di Nicea dell’anno 325, dà voce a protagonisti misconosciuti, come Meroveo, Sigeberto, Ario, e getta nuova luce sulle istituzioni che hanno formato l’Europa come noi la conosciamo oggi. Al termine di questo affascinante racconto, l’azione di un secolo fa non sembra sfumata invano. Le forze che si richiamano all’autentico Gesù sono più vive che mai, il segreto di Rennes-le-Château non è stato violato.

L'AUTORE

Appassionato di filosofia e dei grandi temi della ricerca spirituale, lo storico Jean Blum ha dedicato numerose opere all’eresia catara, tra cui Mystère et message des Cathares e Les Cathares, du Graal au secret de la mort joyeuse (tutti pubblicati da Rocher).




fonte: www.etadellacquario.it

lunedì 9 giugno 2008

La Lancia del Destino


« Venuti però da Gesù e vedendo che era già morto, non gli spezzarono le gambe, ma uno dei soldati gli colpì il fianco con la lancia e subito ne uscì sangue e acqua. »

Nella tradizione cristiana, la Lancia del Destino (nota anche come Lancia Sacra o Lancia di Longino) è la lancia con cui, secondo il Vangelo di Giovanni (19:31-37), Cristo fu ferito al costato dopo essere stato crocefisso. Nel più antico riferimento a questo episodio, che si trova nel Vangelo di Nicodemo, a colpire Gesù fu un centurione di nome Longino; a questo si deve il nome latino dell'arma, Lancea Longini. Fonti successive riportano erroneamente il nome del centurione Longino attribuendogli quello di Gaius Cassius che equivarebbe all'attuale "Mario Rossi". La Lancia del Destino svolge un ruolo importante nella mitologia del Graal e, di conseguenza, nel ciclo arturiano, in cui viene identificata, tra l'altro, con l'arma che ha ferito anche il Re Pescatore.



fonte www.wikipedia.it


domenica 8 giugno 2008

venerdì 6 giugno 2008

Evola e il mistero del Graal

Chi conosce la storia del Graal e dei cavalieri della Tavola Rotonda soltanto attraverso il Parsifal di Richard Wagner o le divagazioni di certi ambienti “spiritualistici”, il film Excalibur di John Boorman o i moderni romanzi di “fantasy” da questo libro di Julius Evola sarà condotto in un mondo insospettato e suggestivo, ricco di simboli, di elementi metafisici e di significati profondi. Basandosi su tutti i principali testi originali della leggenda e di cicli affini (antichi francesi, inglesi e tedeschi), viene precisato il senso del mistero del Graal, mistero che non ha un carattere vagamente mistico, ma iniziatico e regale, e che si lega ad una tradizione anteriore e preesistente al cristianesimo, mentre presenta connessioni essenziali con l’idea di un centro supremo del mondo e di un misterioso dominatore. Delle varie avventure cavalleresche, svolgentisi in un’atmosfera strana e “surreale”, l’Autore indica il significato nascosto, rifacentesi essenzialmente ad esperienze e prove interne. Anche il simbolismo della “donna” e dell’eros viene adeguatamente spiegato per le valenze che ha in questo specifico contesto. Dopo di che, l’esame si porta sul significato che ebbe l’improvviso apparire e scomparire delle leggende del Graal nel Medioevo occidentale. Esso rappresentò la più alta professione di fede del ghibellinismo ed ebbe strette relazioni col templarismo. Julius Evola considera poi varie correnti che in un certo modo ripresero l’eredità del Graal dopo la distruzione dell’Ordine dei Templari e il declino del Sacro Romano Impero. Nel parlare dei Templari, poi dei Catari, del “Fedeli d’Amore” (cui appartenne anche Dante), degli ermetisti e via via fino ai rosacruciani, l’Autore dischiude al lettore altri inediti àmbiti culturali. Di notevole interesse, per il punto di vista originale, sono le considerazioni finali sul senso della massoneria e sulle sue trasformazioni nel tempo, oltreché su quei temi delle leggende trattate che non sono soltanto di ieri ma presentano una perenne attualità che si ritrova – insospettabilmente – sino ai nostri giorni tecnologici e materialisti. Nell’arco degli ultimi quattro o cinque lustri abbiamo inoltre assistito ad un continuo pubblicare di saggi e romanzi sul Medioevo, la Cavalleria e il Graal sia come nuove opere, sia come ristampe di testi classici. In questo clima – tratteggiato per ampie linee comparatiste corredate da un’ampia bibliografia nel saggio di appendice a questa nuova edizione – Il mistero del Graal svolge ancora oggi, e forse oggi più che mai, una propria funzione essenziale: non soltanto come testo di amplissima erudizione, di insospettate rivelazioni, di affascinante lettura, ma soprattutto come strumento metodologico di un’interpretazione simbolica insuperata, tale da consentire il formarsi di un punto di vista eterodosso e controcorrente rispetto alla cultura e alla storiografia ancora predominanti.
fonte www.ediz-mediterranee.com

giovedì 5 giugno 2008

Il Parsifal













Nelle leggende e nei racconti del ciclo arturiano, Parsifal (o Perceval, Percival) è uno dei Cavalieri della Tavola rotonda, e, in particolare, colui che ritrova il Graal. Le versioni medievali di questa leggenda variano l'una dall'altra, ma tutte raccontano di un ragazzo nato e cresciuto nella foresta. Sir Parsifal of Relkkad ( questo il nome completo ) sin da bambino mostrò di avere le qualità di un grande cavaliere. Il suo cuore puro, la sua volontà nello schierarsi sempre contro il male in ogni sua forma, il suo enorme coraggio e la sua onestà lo resero incapace di allinearsi al suo mondo fatto di soprusi e di ingiustizie. Proprio durante un suo viaggio per il mitico mondo di Irc ebbe il primo vero incontro con la magia. Vedendo un inerme volpe essere aggredita da un gruppo di uomini, decise di intervenire in difesa del povero animale umiliando i cacciatori vigliacchi che l’aggredirono per puro divertimento. La volpe per sdebitarsi, svelò la sua vera identità trasformandosi nel drago magico Retth, condottiero del fuoco dagli immensi poteri magici. Retth risvegliò anche i poteri magici che Parcival nascondeva dentro il suo cuore. Insieme intrapresero un lungo cammino attraverso le lande del magico mondo di Irc sconfiggendo il male ed aiutando i più deboli e gli oppressi. Assieme a Retth entrarono nelle terre di Camelot, regno di re Artù e dei cavalieri della tavola rotonda, un mondo fatto di onestà e di giustizia. Parsifal si unì a Re Artù e con lui iniziò a combattere le Oscure forze del male assieme ai prodi cavalieri del regno di Camelot. La notorietà di Percival è, inoltre, dovuta ad una versione secondo cui egli sarebbe il cavaliere della cerca del Graal che più è andato prossimo alla conquista. Egli avrebbe infatti trovato il Re pescatore, discendente di Giuseppe d'Arimatea, e, banchettando alla sua mensa, avrebbe visto il Sacro Graal e la lancia di Longino, da questi custodite. Tuttavia, non avrebbe bevuto alla sacra coppa per non aver chiesto di più sul loro conto, peccando con ciò di timidezza.

fonte http://it.wikipedia.org/wiki/Parsifal

mercoledì 4 giugno 2008

Omaggio Templare

I misteri dei Templari di Louis Charpentier

È fitto come la Foresta d’Oriente il mistero che, ancora oggi, circonda i Templari. E proprio in questi boschi sacri, dimora di arcane divinità celtiche, si compie il viaggio di Louis Charpentier alla scoperta di una delle più antiche tradizioni esoteriche della civiltà occidentale.Un viaggio a ritroso che, partendo dalle oscure e relativamente sporadiche testimonianze storiche a nostra disposizione, porta lo studioso francese, e con lui il lettore, a interrogarsi sulle reali origini dell’Ordine del Tempio. Lasciando da parte la storia ufficiale, Charpentier getta nuova luce sulle tappe più significative della nascita e della diffusione dei Poveri Cavalieri di Cristo, ne ripercorre le imprese e ne rilegge la Regola, con l’intento di offrire risposte alle numerose domande che da sempre li accompagnano.Innanzitutto, come fu possibile una così repentina ascesa? E per quale motivo i Templari furono i protagonisti, neanche due secoli dopo, di una caduta tanto rovinosa, considerata da Jules Michelet «il più grave cataclisma della civiltà occidentale»? Quale fu l’origine dell’immensa ricchezza dell’Ordine e del suo misterioso, introvabile tesoro? E qual è il legame tra la missione dei Cavalieri in Oriente e la ricerca del Graal?Charpentier si muove abilmente nell’intricato mondo dei Templari, imbocca strade secondarie, crea connessioni e stabilisce legami forse inattesi ma del tutto plausibili. Rivelando una sorprendente capacità di leggere tra le righe egli racconta una storia parallela, o forse la stessa storia vista, però, da un’altra prospettiva. E se «la storia la fa chi rimane», possiamo vedere nel suo libro il tentativo di dare voce a chi, come l’ultimo Gran Maestro Jacques de Molay, fu arso vivo sul rogo insieme alla sua verità.
LOUIS CHARPENTIER è uno dei grandi scrittori esoterici e della Tradizione. Tra i suoi numerosi libri ricordiamo I misteri della cattedrale di Chartres, Il mistero di Compostela, I giganti e il mistero delle origini, Il mistero Basco e Il mistero del vino recentemente pubblicati dalle Edizioni L’Età dell’Acquario.

www.etadellacquario.it